Regione Lombardia - S.A.I.F. 

Servizio Assistenza Integrata al Florovivaismo

 

Scheda colturale di

Camelia (Camellia spp.) 

Famiglia: Theaceae   

Origine: Cina, Giappone   

 

Tecnica Colturale:  

Inizio di coltivazione: Invasatura delle talee radicate in primavera. 

Vaso di coltivazione: Vaso quadrato 10 cm di lato; vaso tondo, 15-28 cm. 

 

Ambiente di coltivazione:

All’aperto o sotto tunnel, o ombraio, con possibilità di ombreggiamento in estate. 

Luce: Ombreggiamento: estivo. L’eccesso di luminosità provoca ustioni e problemi fisiologici su camelia (vedi fisiopatie). 

 

Substrato: 65% torba, 5%terra, 10% perlite, 20% pomice, concimato con 1kg/mc di concime completo complesso a lenta cessione. 

pH: 4,5 - 6 

Salinità: 700-1.200 m Siemens/cm 

Irrigazione: Caratteristiche dell’acqua di coltivazione: trattandosi di un genere acidofilo, la camelia non ama acque calcaree, e questo tipo di acqua non permette inoltre l’ideale solubilità dei sali nutritivi che si trovano nella soluzione di fertirrigazione. In particolare si può verificare un inconveniente dovuto alla mancata solubilizzazione del ferro, detto 'clorosi ferrica', che si verifica nel caso di acque 'dure', ricche di carbonati, in cui il ferro è poco solubile. Vedi fisiopatie. 

 

Concimazione: Fertirrigazione iniziale con prevalenza di azoto, nitrato d’ammonio, per favorire lo sviluppo vegetativo, poi bilanciato e nel periodo estivo a prevalenza potassica, completo di microelementi. Frequenza quindicinale ad 1 grammo / litro 

 

Altre operazioni colturali:  

Riformazione leader:  In corrispondenza delle invasature, con interventi più o meno energici in relazione allo sviluppo della pianta e alle naturali tendenze delle cultivar in esame. 

 

Moltiplicazione: Molto diffuso fino ad alcuni anni fa, si applica oggi solo con lo scopo principale di ottenere piante a pronto effetto. Non si tratta di un semplice sistema di moltiplicazione, richiede esperienza e, soprattutto, manualità. La scelta del portainnesto viene fatta in base ad esigenze di terreno, resistenza a malattie radicali o al clima, caratteristiche delle radici particolarmente valide.

Camellia sasanqua è resistente a Glomerella cingulata, fungo agente del cancro, e a Phytophthora cinnamoni, responsabile del marciume radicale. Il tipo di innesto più semplice e di maggiore probabilità di successo è l’innesto per approssimazione, che si realizza unendo tra loro 2 rami di due piante che forniranno nesto e portainnesto, favorendone la saldatura grazie alla rimozione delle corteccia, fino a scoprire lo strato del cambio, in corrispondenza dell'area da saldare.

Un altro metodo è l’ innesto a spacco, che consiste nell’inserire uno o più rametti, o marze,della pianta che fornisce il nesto nel fusto del portainnesto. E’ sicuramente il sistema di moltiplicazione più diffuso, semplice, veloce e che darà le maggiori soddisfazioni a chi lo vorrà sperimentare. La camelia non rappresenta però un tipo di pianta di veloce radicazione, né tutte le specie e cultivar di camelia sono semplici da riprodurre con questo metodo. Il momento ideale di prelievo delle talee, si verifica quando il colore del germoglio inizia a virare dal verde al marroncino, quindi orientativamente in estate, da giugno ad agosto, quando la consistenza del germoglio è definita 'semilegnosa'. Tipo di talea: rametti di due-tre nodi, della lunghezza di circa 7-12 cm. E’ consigliabile eliminare le gemme a fiore eventualmente presenti, verso cui la pianta dirigerebbe le sostanze nutritiva a svantaggio della produzione di radici.

Un altro trattamento alle talee che facilita e riduce i tempi di radicazione è la eliminazione di uno strato di corteccia, sia come anello della parte basale, sia eventualmente un rettangolino laterale.

Il substrato per la radicazione delle talee deve essere il più possibile leggero, drenante: torba e agriperlite al 50%, oppure torba e sabbia, in modo che sia sufficientemente compatto per una certa trattenuta dell’acqua, ma contemporaneamente si possano evitare gli eccessi idrici che causano marciume alle talee.

Trattamenti chimici alle talee possono contribuire ad aumentare le probabilità di radicazione e a ridurre i tempi necessari per l’emissione di radici: IBA e NAA. I tempi di radicazione vanno dalle quattro alle sei settimane. Mantenere le condizioni adatte, che consistono nel mantenimento di un’elevata umidità relativa attorno alle talee, e un sufficiente ombreggiamento, per evitare la disidratazione.

Il seme viene utilizzato per produrre piantine di camelia soprattutto a scopo di miglioramento genetico, per ottenere tipi nuovi o per la produzione di portainnesti, selezionando i tipi più resistenti ad un determinato terreno, o ad alcune malattie.Le camelie si possono moltiplicare anche con il metodo della micropropagazione, prelevando le gemme, o microtalee e inducendone la moltiplicazione e successiva radicazione dei germogli, ma sono per questo necessarie strutture e personale specializzato.

 Un’ulteriore applicazione di questo metodo nel quale si abbina alla rapida moltiplicazione il vantaggio del risanamento dalle virosi è la coltura di meristemi, in cui il frammento vegetale utilizzato come espianto di partenza per la moltiplicazione è rappresentato dal meristema: porzione più giovane della gemma, di 0,5-1 mm in cui c’è la massima probabilità di assenza di virus.

 

Prevenzione 

 

Tra i fattori che condizionano la buona riuscita delle colture, uno dei principali è sicuramente la sanità del materiale vegetale a inizio coltivazione, in entrata in azienda. Per questo l’azione di controllo del materiale in ingresso è importante per verificare sanità e qualità delle giovani piante acquistate. A tale proposito si rimanda alla scheda di controllo del materiale vegetale, messa a punto dal SAIF.

Inoltre, in ciascuno dei seguenti piani colturali si farà riferimento alle malattie più diffuse e problematiche più frequenti su quella specie e, di conseguenza, la necessità e l’urgenza del controllo saranno più specifiche se riferite a quel tipo di problema. 

 

Principali malattie e difesa 

 

recenti disposizioni legislative hanno stabilito la revoca di molti principi attivi registrati per il loro utilizzo su specie ornamentali.

L’aggiornamento su nuove disposizioni, sia in materia di nuove registrazioni o revoca dei principi attivi sia dell’introduzione di nuove norme sull’elenco di specie soggette a passaporto, così come di nuovi patogeni da quarantena, sarà a cura del Servizio fitopatologico della Regione Lombardia.

Annualmente si assiste inoltre alla nascita di nuovi principi attivi, a differenti modalità d’azione.

Questo tipo di informazione sarà argomento di aggiornamenti annuali o periodici.   

 

Principali malattie e difesa  

Insetti  Oziorrinco: Othiorrynchus sulcatus, O. rugosostriatum:

Adulto: coleottero di colore bruno scuro-nero, lungo 8-10 mm, antenne e zampe brune, il rostro è lungo quanto largo; antenne geniculate. Larva bianca, con il corpo arcuato a C, apoda, con capo giallo crema, lunga 1-1,2 cm. Pupa di colore bianco. Uova: subsferico, bianco appena deposto, diventa successivamente color arancione.

Sintomi principali e organi colpiti: gi adulti si nutrono delle foglie, provocando, con profonde erosioni, danni estetici e funzionali (ridotta fotosintesi). Il sintomo tipico consiste nella presenza di incisioni anche profonde con contorno tondeggiante, che hanno inizio dal margine fogliare, raramente dal centro della foglia.

Questo rappresenta un fattore distintivo rispetto ad altri parassiti. Il danno da parte degli adulti è tipicamente primaverile-estivo. Le larve provocano danni al colletto e alle radici, nutrendosi di essi, e danneggiandone la funzionalità fino a compromettere la vitalità delle piante più giovani. Ciclo biologico: sverna generalmente come larva matura o pupa nel terreno e, in alcuni casi, come adulto. Verso la metà-fine di aprile gli adulti fuoriescono dal terreno e si dirigono verso la chioma, dove iniziano a nutrirsi delle foglie. Si nutrono generalmente di notte, uscendo dal terreno al crepuscolo.

Dopo circa un mese di nutrimento, inizia la deposizione delle uova, poco sotto il livello del terreno. Le giovani larve iniziano a nutrirsi voracemente di colletto e radici. Nota: se sverna come adulto, una volta giunto in superficie inizia a nutrirsi intorno al mese di aprile. I primi danni che si osservano sulle foglie possono provocare una certa confusione per quanto riguarda un’efficace organizzazione della lotta. Infatti sono provocati dai pochi adulti svernanti.

I danni maggiori si osservano successivamente, quando sono divenute adulte le larve o le pupe svernanti. Un secondo danno sulle foglie si osserva a fine estate; prima di interrarsi per trascorrere l’inverno, gli adulti si possono ancora nutrire.

Lotta: Lotta Chimica: Contro le larve si può intervenire chimicamente con principi attivi quali carbosulfan, Benfuracarb, prodotto sistemico, o clorpyriphos, granulare, persiste nel terreno 2-3 mesi.

 Contro gli adulti si possono utilizzare principi attivi quali acephate, azinphos-methyl, deltametrina, piretro o cyflutrin. Si consiglia di intervenire nelle ore serali. Biologica: Per la lotta biologica si utilizzano prodotti a base di larve di nematodi del genere Heterorahbditis ( H. heliothidis). Le larve sono in grado di parassitizzare le giovani larve di oziorrinco. Come già descritto, la difficoltà dell’applicazione della lotta biologica consiste nello stabilire il giusto momento di intervento, in cui si presume la presenza di larve di oziorrinco nello stadio di maggiore suscettibilità.

Come descritto nel ciclo biologico, dopo circa un mese dall’osservazione della comparsa degli adulti, si possono distribuire le larve di nematodi. Il prodotto commerciale si presenta come sospensione, che deve essere diluita in acqua e distribuita al terreno per irrigazione. Il terreno deve essere ben inumidito, sia prima del trattamento, che dopo, per circa dieci giorni e va mantenuto ben irrigato.

Dopo circa 20-30 giorni dal trattamento, è possibile verificare l’avvenuta parassitizzazione. Infatti, le larve di oziorrinco che vengono parassitizzate dal Integrata Non sempre è possibile risolvere il problema dell’infestazione da oziorrinco con il solo intervento biologico. Molti fattori ambientali possono infatti influenzare il ciclo di questo coleottero, provocando una notevole scalarità di comparsa di adulti e larve. Si ricorre quindi a un trattamento chimico contro gli adulti, se in primavera la loro presenza è tale da arrecare danni molto gravi alla vegetazione, prima di applicare il prodotto biologico.

Un altro trattamento chimico, in alternativa, si può applicare in autunno-inverno, con prodotti a base di benfuracarb, o di clorpyriphos, contro le larve svernanti.

 

Cocciniglie: dei generi Planococcus, Pulvinaria:

i sintomi sono rappresentati da lento sviluppo, presenza di follicoli biancastri soprattutto in corrispondenza dell’ascella delle foglie e della pagina inferiore, a cui segue la formazione di melata e successivamente di fumaggini.

La lotta consiste in trattamenti ripetuti con principi attivi specifici: Metomyl (Lannate), Chlorpyrifos (Dursban), granulare al substrato, Fenpropathrin (Danitol),Permetrin (Acsius), Quinalphos (Ekalux), Omethoate (Folimat).

Per aumentare l’efficacia del trattamento e per favorire l’eliminazione del follicolo si utilizzano sostanze ad azione bagnante: acido diotilsuccinico (A.G.N.) o altri bagnanti, da soli o miscelati con l’insetticida.

 

Virus  Virus della variegatura infettiva della camelia (C.I.V.V.):

si manifesta con macchioline gialle a mosaico sulle foglie e screziature chiare concentriche, rotture di colore sui fiori. La prevenzione nella diffusione di questa virosi, consiste nell’evitare la moltiplicazione per talea di piante madri già infette.

 

Fisiopatie  Clorosi fogliare:

se il pH è troppo alto, la pianta manifesta molto presto sintomi di sofferenza, causati soprattutto dal mancato assorbimento di alcuni elementi nutritivi. I sintomi più evidenti sono: crescita stentata e ingiallimento delle foglie, o clorosi, nell’area di foglia compresa tra le nervature. La clorosi internervale è provocata soprattutto dalla ridotta disponibilità del ferro, a elevati valori del pH del substrato di coltivazione o dell’acqua d’irrigazione; si parla infatti di clorosi ferrica.

 

Ustioni fogliari

sono provocate dall’asciugatura dell’acqua da parte del sole diretto: le foglie diventano color bruno o bronzeo in corrispondenza dell’acqua che è rimasta sulla foglia.

 

Crittogame  Necrosi dei fiori di camelia, Ciborinia camelliae, o Sclerotinia camelliae.

I sintomi sono rappresentati da macchie brune puntiformi irregolari sui fiori, e successivo allargamento delle macchie fino a formare chiazze che provocano il disseccamento dell’intero fiore. Favorito da un eccesso di umidità, a livello della chioma e dei fiori o a livello delle radici, con ristagni idrici che favoriscono il marciume di colletto e radici, si può evitare con la prevenzione.

Non esistono infatti al momento fungicidi validi in grado di eliminare totalmente il fungo.

La lotta più efficace consiste nella prevenzione, cercando di evitare le situazioni ambientali che favoriscono l’instaurarsi e lo sviluppo della malattia fungina, utilizzando substrati ben drenanti, evitando gli eccessi di bagnatura sulla chioma e la fittezza di coltivazione. Alla ripresa vegetativa si possono effettuare trattamenti con Procimidone (Sumisclex), Iprodione (Rovral), benzimidazolici, Triadimefon (Bayleton). Il recente ritrovamento in Lombardia di questo patogeno ne ha indotto l’inserimento nell’elenco dei patogeni da quarantena. Le aziende che producono o commercializzano piante di camelia sono tenute a controllare la loro produzione per l’eventuale presenza di sintomi e a comunicarla al Servizio fitosanitario regionale.

 

Antracnosi della camelia o Glomerella cingulata:

è una delle malattie fungine più diffuse e dannose per camelia. I sintomi si hanno soprattutto su piante giovani di due-tre anni, e sono rappresentati da avvizzimenti delle foglie e dei germogli più teneri; tagliando i rametti si evidenziano i tessuti interni imbruniti. Sulle foglie compaiono macchie necrotiche (necrosi = morte del tessuto), nere, tondeggianti, strozzatura di piccioli fogliari. Un’efficace difesa da questo fungo si attua con prodotti a base di rame, preferibilmente nel periodo invernale, di riposo vegetativo.

 

Marciume del colletto e delle radici, o Phytophthora cinnamoni:

i sintomi sono rappresentati da ingiallimento delle foglie, appassimento dei rametti, e a questi sintomi della parte aerea corrisponde il marciume di colletto e radici. Il fungo colpisce anche le talee in fase di radicazione, provocandone molto spesso la morte. La lotta di tipo preventivo consiste nell’evitare che si instaurino le condizioni che favoriscono la malattia: ristagni idrici, eccesso di salinità, sbalzi improvvisi di temperatura.

Lotta chimica: a base dei principi attivi Fosetyl alluminio (Aliette, Aliette bordeaux: contenente anche ossicloruro di rame), Furalaxil (Fongarid), Propamocarb (Previcur). Camellia sasanqua è resistente alla malattia e per questo utilizzata come portainnesto.

 

Maculature fogliari o Phyllosticta camelliae:

i sintomi sono macchie tonde di colore bruno sulle foglie, che poi ingialliscono su tutta la lamina e cadono. L’aspetto finale delle piante è la defogliazione. Trattamenti con prodotti a base di rame sono utili anche per combattere questa malattia.

 

 

Principali varietà coltivate  

Le specie di camelia più diffuse in coltivazione sono: Camellia japonica, Camellia sasanqua, Camellia reticulata, Camellia sinensis e molti ibridi tra queste. In commercio spesso sono reperibili piante con la semplice denominazione del colore e del tipo di fiore e dell’epoca di fioritura.

Camellia hiemalis: Camellia hiemalis è a fioritura autunnale, con medio sviluppo. Alcune cultivar note sono: 'Shishi Gashira': fiore medio, semidoppio, rosso. 'Showa no Sakae': fiore semidoppio o doppio irregolare, rosa lilla, chiaro, fioritura abbondante. 

Camellia japonica: 'Adolphe Audusson': fiore molto grande, di colore rosso scuro, semidoppio, precoce 'Bonomiana': fiore doppio perfetto, bianco striato di rosso e macchiato di rosa 'C.M. Hovey': fiore doppio grande, di colore rosso vivo 'Contessa Lavinia Maggi': fiore doppio perfetto, rosa chiaro con striature rosso intenso. Una 'classica', è tra le preferite dai collezionisti, ottenuta dal Conte Onofrio Maggi, Brescia. 'Debutante': fiore doppio a forma di peonia, rosa chiaro 'Elegans': fiore rosa brillante, a forma di anemone, con petaloidi irregolari di colore bianco 'Hagoromo' sinonimo Magnoliaeflora, fiore semidoppio, rosa incarnato chiaro 'Mrs Tingley': fiore doppio, rosa salmone 'Nuccio’s Pearl', fiore doppio con bordi sfumati di rosa 'Tomorrow's Dawn': fiore molto grande, rosa delicato sfumato verso il rosa luminoso, ombreggiato di bianco al bordo dei petali. Pianta vigorosa. 

Camellia reticulata: 'Captain Raws', a fiore semidoppio rosso scuro 'Early Peony', fiore a forma di peonia, color cremisi 

Camellia saluenensis: Ha portamento arbustivo, con fiori semplici di 6-7 petali, rosa nella forma spontanea. E’ stata utilizzata come specie per ottenere ibridi, incrociandola con C. japonica; da C. japonica (genitore femminile) x C. saluenensis (genitore maschile) hanno avuto origine gli ibridi denominati anche C. williamsii.  

Camellia sasanqua: 'Beatrice Emily': fiore doppio bianco con petali esterni bordati di rosa 'Jean May': fiore grande doppio, rosa 'Plantation Pink' : fiore rosa, semplice  

Ibridi: 'Anticipation': ibrido di C. saluenensis x C. japonica Leviathan, fiore a forma di peonia, rosso, grande 'Barbara Clark': ibrido di C. saluenensis x C. reticulata 'Cornish snow': ibrido tra C. saluenensis e C. cuspidata; a fiore bianco campanulato, forma un cespuglio eretto 'Debbie': ibrido C. saluenensis x C. japonica 'Debutante', fiore doppio o semidoppio, rosa-lilla 'Elsie jury': ibrido C. saluenensis x C. japonica Pukekura White, fiore peoniforme rosa chiaro, grande.  

 

 

 

 

Progetto Regionale di Assistenza Tecnica al settore Florovivaistico realizzato nell'ambito della misura N 1.14 del Piano di sviluppo rurale 2000-2006 con il contributo congiunto di Comunità Europea, Stato Italiano e Regione Lombardia, la cui attuazione è stata affidata alla Fondazione Minoprio.