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Operazione Chip-ip Lettera aperta di Mariangela Cattaneo Responsabile per il florovivaismo della C.I.A. e vice-presidente del gruppo fiori e piante del COPA-COGECA |
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Lettera aperta di Mariangela Cattaneo Responsabile per il florovivaismo della C.I.A. e vice-presidente del gruppo fiori e piante del COPA-COGECA Reazioni alla nuova proposta C.C.
Vi è ancora molta incertezza nel settore del florovivaismo italiano dopo la proposta di Container Centralen di rendere facoltativo l’acquisto degli scanner per compiere le operazioni di controllo sui nuovi lucchetti con tecnologia RFID.
Se da una parte c’è stata una immediata soddisfazione per essere riusciti a strappare una concessione che manleva i clienti CC dal dover subire costi spropositati in un momento di crisi e dal dover compiere operazioni nuove al fine di controllare il sistema, dopo una riflessione approfondita si è giunti alla conclusione che di fatto l’acquisto degli scanner non è facoltativo perché, se il cliente vuol essere sicuro di non ricevere carrelli con un lucchetto contraffatto, deve controllare ciò che riceve. Cosa che comunque non lo mette assolutamente al riparo dal ritrovarsi in casa dei carrelli falsi e su questo punto non è affatto chiaro di chi sia la responsabilità. Il rischio è che un cliente con contratto regolare si trovi ad avere un parco carrelli disomogeneo pur facendo le operazioni di controllo e quindi a dover regolarizzare carrelli contraffatti di cui non conosce la provenienza. E’ quindi necessario un chiarimento per sapere su chi ricade il costo dei carrelli contraffatti.
Se si considera il punto di vista della C.C. la cosa risulta essere ancora più complessa: se è vero che nessuno lungo la filiera è tenuto a fare i controlli, ma che questi avverranno solo all’interno dei depositi, il progetto è destinato a fallire. Come può infatti la C.C. risalire a chi immette nel circuito i carrelli con lucchetto falso?
Ciò impone una riflessione da parte della C.C. se non sia il caso di prendere atto che si è fatto un investimento sbagliato che non risolve il problema dei falsi e che rischia di portare i clienti a fare la scelta di uscire dal sistema. Meglio sarebbe considerare questa operazione come un normale cambio-lucchetti e ragionare invece sui costi dei servizi al fine di renderli talmente convenienti che non sia utile ricorrere alla contraffazione.
A partire dal costo per regolarizzare i propri contratti (che è stato fissato in 6 euro a carrello prima dell’entrata in vigore del nuovo lucchetto ,che diventano 18 a partire dal 10 gennaio: questo
non è un incentivo che fa emergere le posizioni da regolarizzare, sarebbe più opportuno mantenere i 6 euro almeno per il primo anno), fino al canone di manutenzione che dovrebbe essere fortemente limato portandolo ad una diminuzione del 50 %.
Ci sono poi perplessità sulle procedure seguite fino ad ora per la stipula dei nuovi contratti: ci sono nuove norme contrattuali che devono essere comunicate a tutti i clienti per iscritto e deve essere chiaro quali sono i termini e le procedure per effettuare la disdetta . Va ricordato che in presenza di cambiamenti nei contratti non si può prevedere una penale per la rescissione, ma solo il rispetto dei giorni di preavviso prefissati.
Sarebbe anche opportuno omologare tutti i contratti perché se no c’è la possibilità che per alcuni mesi si assista ad una circolazione di carrelli con lucchetto nero (quelli che hanno contratti in scadenza dopo la data di Chip-it) carrelli con lucchetto nuovo e carrelli D.C.
Quello che più preoccupa i clienti è l’assoluta confusione che si è creata intorno a questo progetto e l’assenza di risposte certe e convincenti sui problemi pratici sollevati nel corso delle varie riunioni o comunicazioni tenute con la ditta.
Alla luce di tutto ciò resta quanto mai necessario avere una proroga dell’operazione Chip-it.
Mariangela Cattaneo
Responsabile per il florovivaismo della C.I.A.
vice-presidente del gruppo fiori e piante del COPA-COGECA
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