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Il biorestauro con batteri del suolo - Accademia dei Georgofili |
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Il biorestauro con batteri del suolo
La Prof. Claudia Sorlini della Università degli Studi di Milano ed il Prof. Giancarlo Ranalli della Università degli Studi del Molise hanno illustrato all’Accademia dei Georgofili le nuove frontiere delle biotecnologie microbiche per il retauro delle opere d’arte. L’Italia è il Paese che vanta il più ricco patrimonio artistico del pianeta: si stima infatti che almeno il 40% dei Beni Culturali dell’umanità insista sul territorio italiano. Questo inestimabile patrimonio è soggetto a continuo degrado, causato dall’invecchiamento, dall’esposizione agli agenti climatici e all’inquinamento ambientale. I mezzi per contrastarlo con tecniche di prevenzione e di "cura" si fanno via via più raffinati, anche se in alcuni casi non sono ancora del tutto soddisfacenti. Da qui l’idea, elaborata una decina di anni fa, di rimuovere alcune tipologie di alterazioni con cellule vive di batteri del suolo dotati di attività virtuose mettendo in atto una sorta di biorestauro. Le alterazioni che si possono "curare" con i batteri sono diverse e ciascuna richiede un gruppo microbico funzionale specifico che viene messo nelle condizioni di agire solo per rimuovere il materiale indesiderato senza causare alterazioni alla parte integra del manufatto. Con questa tecnica e impiegando un ceppo batterico di Desulfovibrio vulgaris sub. vulgaris (ATCC 29579) si è potuto eliminare da pietre del Duomo di Milano le croste nere e grigie, costituite da solfati, residui carboniosi, idrocarburi incombusti, cellule batteriche, frammenti di miceli fungini. Tali alterazioni sono molto diffuse sui manufatti storici lapidei soprattutto delle aree urbane inquinate. Anche le incrostazioni di stucco (composto da calcite e solfati), che deturpavano tratti della superficie dell’ara della Pietà Rondinini di Michelangelo (inaugurata dopo un lungo restauro poche settimane fa) sono state eliminate con lo stesso batterio, capace di trasformare i solfati incrostati in idrogeno solforato che, essendo un gassoso, si libera nell’atmosfera. Analogamente anche la "nitratazione", cioè l’accumulo di nitrati sulle superfici, è stata curata con un batterio denitrificante, Pseudomonas denitrificans, in grado di convertire i nitrati in azoto molecolare che evolve nell’aria. Con un altro batterio, Pseudomonas stutzeri, dotato di alta efficienza degradativa a carico delle colle animali, si è potuto liberare un affresco dalla tela cui era stato incollato per strapparlo dal muro e sottoporlo ad intervento di restauro. Con il passare del tempo la tela si era così tenacemente incollata all’affresco da non poter essere separata con i mezzi tradizionali se non a costo di gravi lesioni. L’affresco in questione è la Conversione di S. Efiso e battaglia di Spinello Aretino (XIV secolo) che fa parte dei 1500 metri quadrati di superficie magistralmente affrescata del Camposanto Monumentale di Pisa. Prima di attuare gli interventi di biorisanamento è stato necessario condurre ricerche di laboratorio finalizzate a selezionare i batteri più efficienti, a caratterizzarli, a verificarne la sicurezza per l’operatore, per l’opera d’arte, per l’ambiente; inoltre, a scegliere il materiale su cui immobilizzare i batteri stessi e a mettere a punto la procedura di applicazione (durata, temperatura, ecc.), e infine, a produrre biomassa microbica in quantità sufficiente in fermentatori. I risultati ottenuti si sono dimostrati molto promettenti in
virtù dell’efficacia del trattamento, inolt
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